Le novità inserite sul mercato del lavoro dalla riforma Renzi che entrerà in vigore dal 21 marzo hanno ottenuto reazioni contrastanti. Se la Merkel si è dimostrata entusiasta, la Camusso l’ha accusato di portare nuova precarietà.
Le due principali novità introdotte dal nuovo piano sul lavoro riguardano i contratti a termine e quelli di apprendistato. Per il contratto unico, su cui sarebbero d’accordo anche i sindacati, ci vorrà ancora del tempo.
- Contratto a termine: viene innalzata da 12 a 36 mesi la durata del primo rapporto di lavoro a tempo determinato e non viene più richiesta la giustificazione per la scelta di questo rispetto ad un contratto stabile. Il contratto a tempo determinato potrà essere prorogato più volte fino ad un limite massimo di tre anni.
- Contratto di apprendistato: è prevista la forma scritta solo per il contratto e il patto di prova e non più anche per il piano formativo. Inoltre viene abolito l’obbligo di assunzione dell’apprendista al termine del periodo di formazione. La retribuzione del giovane nelle ore di formazione deve essere pari al 35% dello stipendio del livello contrattuale di pagamento.
I sindacati lo criticano perché sostengono che questa riforma porterà ad un ulteriore incremento della precarietà e ad una minore tutela dei diritti del lavoratore. Per contro, Renzi si difende sostenendo che il piano serve alle aziende per assumere con maggiore tranquillità, permettendo quindi una maggiore flessibilità del mondo del lavoro. La speranza del premier è che le aziende ora si sentiranno più libere di assumere, vedremo se ha ragione!