C’è una cosa che forse pochi italiani sanno riconoscere, ma di cui i piemontesi vanno davvero orgogliosi. La tradizione enologica e culinaria di Torino e dintorni è considerata tra le più ricche di sapori, di ricette e di biodiversità a livello mondiale. Sarà che i piemontesi sono un po’ chiusi, sarà che ci tengono molto alle loro eccellenze, ma spesso tocca agli stranieri, ai turisti, ricordarci di quanta ricchezza di gusto e di sapore risieda nella regione Piemonte.
Se questa terra nel recente passato era famosa soprattutto per l’industria automobilistica, oggi il Piedmont ricopre un ruolo di spicco nella mappa della cucina internazionale. Qui c’è tutto: chi la terra la coltiva, chi fa ricerca in ambito del cibo e della botanica, ma anche la sede centrale di Slow Food.
Molti sono così gli stranieri che negli ultimi anni si recano all’ombra della Mole per assaggiare specialità uniche e introvabili, ma anche per partecipare a corsi, laboratori, lezioni. La tradizione della carne, dei grandi bolliti, ma anche quella della pasta ripiena, con gli agnolotti principi indiscussi delle tavole. Ospitalità, fascino, mistero, attenzione al dettaglio fanno dell’antica città di Torino un luogo dove la cultura si ricombina continuamente.
Alimenti naturali e piatti semplici ricavati da ingredienti in arrivo direttamente dalla campagna. Cuochi, chef, rappresentanti delle varie filiere del cibo che, testimoni della tradizione e della devozione alla fatica e all’umiltà piemontese, non si tirano indietro, non se la tirano.
Durante l’estate il Piemonte è un tripudio di sapori freschi, ma è in autunno che spuntano i tartufi e le botteghe tirano fuori i profumi della lavorazione artigianale del cioccolato.